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E’ capitato a tutti di voler approfondire lo studio di una pratica di Yoga e doversi districare tra testi antichi in sanscrito e studi scientifici moderni.
Proviamo quindi a focalizzarci su un semplice esempio per capire le interazioni tra i testi e le realtà scientifiche osservando un fenomeno naturale come la respirazione.
Quando si chiudono gli occhi per meditare, e si ascolta il flusso dell’aria entrare nelle narici con attenzione, si viene sorpresi dal constatare che l’aria fluisce diversamente tra una narice e l’altra, spesso in modo preponderante solo da un lato del naso. Da esperti praticanti sappiamo che il fenomeno non è legato alla semplice pulizia delle narici (anche se la effettuiamo accuratamente con acqua e sale), quindi resta aperta la questione del perché ciò avviene.
UN CONFRONTO INTERESSANTE
Agli antichi yogi questa osservazione non è sicuramente sfuggita; non a caso, da essa derivano molti pranayama nei quali si condiziona il flusso respiratorio in una sola delle
due narici o alternandole. Tra questi, uno dei metodi più praticati, anche dai meno esperti, è nadi-shodhana pranayama. Ecco come viene descritto nell’Hatha Yoga Pradipika, cap. II:
•Lo Yogi, assunta la posizione di Padmasana deve inspirare dalla luna (la narice sinistra) e, dopo aver trattenuto il respiro per quanto può, deve espirare dal sole (la narice destra).
•Poi, inspirando dal sole, riempie lentamente il petto; espira dalla luna dopo aver trattenuto il respiro come si è già detto.
•Inspirando ogni volta dalla narice da cui si è espirato, bisogna trattenere il respiro il più a lungo possibile, per poi espirare dall’altra narice lentamente, mai rapidamente.
Proviamo a praticare questo pranayama anche solo pochi minuti per osservarne gli effetti da un punto di vista interiore. Da appassionati di Yoga rimaniamo affascinati dai testi antichi e dalle sensazioni che provocano in noi queste tecniche, ma allo stesso tempo, è ugualmente affascinante proseguire la nostra indagine come ricercatori del ventunesimo secolo. In tal senso, quindi, non dovremo solo approfondire le fonti storiche dello Yoga, ma anche continuare la nostra ricerca con i mezzi che ora abbiamo a disposizione. Può rivelarsi impegnativo, ma è sicuramente entusiasmante perché ci apre a una nuova e più ampia visione e comprensione di cosa ci offre la pratica.
SCIENTIFICAMENTE PARLANDO
Le narici alternano la loro mole di lavoro avvicendando congestione e decongestione in quello che viene definito “ciclo nasale”, ovvero un ritmo ultradiano caratterizzato dall’alternanza dell’apertura della narice sinistra e quella destra con una periodicità superiore alle due ore ma inferiore alle otto. È inconscio ed è regolato dal sistema nervoso autonomo e dall’ippotalamo. Si è quindi indagato sulla connessione tra le fasi del ciclo nasale e la dominanza degli emisferi cerebrali utilizzando l’elettroencefalogramma.
Grazie a questo studio, è stata osservata una correlazione statistica tra la narice dominante e l’attivazione degli emisferi del cervello.
Seppure questo studio non abbia supportato l’idea di un’attivazione assimetrica degli emisferi cerebrali, successivi approfondimenti hanno segnalato una temporale stabilità dell’assimetria delle onde alpha. Esaminando la relazione tra questa assimetria e le emozioni si è concluso che la temporanea stabilità è di moderata intensità e di bassa
rilevanza. Perché quindi le narici si alternano?
A livello fisiologico esistono due ragioni importanti:
Se non accadesse, si seccherebbero
e non potrebbero più svolgere la loro funzione. I polmoni hanno bisogno di aria preventivamente umidificata e riscaldata, pertanto, il sistema nervoso autonomo fa sì che mentre una delle due narici recuperi l’umidità e il calore necessari, l’altra prosegua
nelle sue funzioni. Serve a riconoscere gli odori.
Facciamo un esempio: possiamo avvertire il profumo del pane perchè emette delle molecole chiamate odoranti. Queste si propagano nell’aria e quando si inspira innescano una reazione chimica che avviene grazie ai chemiorecettori che, a loro volta, inviano un segnale elettrico al cervello.
Gli odoranti, normalmente, necessitano tempo per essere recepiti, alcuni molto, altri meno, altri ancora non vengono catalogati. Quelli particolarmente intensi e permanenti
devono essere eliminati velocemente senza essere immagazzinati mentre i meno intensi devono permanere più a lungo nel naso e quindi necessitano di un flusso d’aria più lento. Questo processo permette di distinguere una maggior quantità di odori.
CONCLUDENDO
Come abbiamo visto in questo semplice esempio esistono diversi aspetti che sinergicamente si combinano per darci un quadro più completo della nostra pratica. Potremmo limitarci a studiare la fisiologia umana fermandoci alla fisicità, oppure potremmo sorvolare questo aspetto per concentrarci solo sui testi antichi rischiando la venerazione di leggende. Non possiamo, ovviamente, mettere le due componenti sullo stesso piano, dato che si basano su punti di osservazione e momenti storici completamente diversi, ma è necessario continuare a indagare, come spiriti liberi e curiosi, sia sulla natura percepita che quella reale, considerando tutto ciò che si cela dietro ogni manifestazione, perché ci sono sempre nuovi cieli da scoprire in questa straordinaria
avventura che è la vita.
BIBLIOGRAFIA
On the nasal cycle – Keuning J.
Lateralized rhythms of the central and autonomic nervous systems – Shannahoff-Khalsa DS.
Alternating cerebral hemispheric activity and the lateralization of autonomic nervous function –
Werntz DA, Bickford RG, Bloom FE, Shannahoff-Khalsa DS.
The effects of unilateral forced nostril breathing on cognition
– Shannahoff-Khalsa DS, Boyle MR, Buebel ME.
Nasal airway flow asymmetries and human performance
– Klein R, Pilon D, Prosser S, Shannahoff-Khalsa DS.
The effects of unilateral forced nostril breathing on cognitive performance
– Jella SA, Shannahoff-Khalsa DS.
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