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Le dimore dell’amore
- 4 Marzo 2014
- Pubblicato da: admin
- Categoria: amore centratura essere Meditazione Presenza Tao
Tratto dall’incontro di meditazione del risveglio di II livello del 24/2/14.
[MKE]
UCIM
“Nessuno può ricevere e comprendere di aver ricevuto finché non dà.
Perché nel dare sta la sua accettazione di ciò che ha ricevuto.
Noi non riconosciamo ciò che riceviamo finché non lo diamo.”
• Presenza: essere consapevoli dell’ ”ora “ dello spazio senza forma e senza tempo nel quale siamo immersi; l’essere inseparabili dal “SÉ” ovvero dall’ESSENZA.
• Responsabilità: La nostra responsabilità è EVOLVERCI verso veri esseri umani, quando oltre al divenire percepiamo l’essere che con dividiamo con tutti gli altri esseri nell’UNO, dove Unità si identifica con Dio. [INLCUSIVITÀ]
• Risveglio: la mente risvegliata è una mente che conosce la sua FONTE, il sui SÉ, la sua SANTITÀ.
ZEN Le quattro dimore divine dell’AMORE (Tich Nhat Hanh)
– AMOREVOLEZZA
– COMPASSIONE
– GIOIA
– EQUANIMITÀ
1) Amorevolezza o amore universale o ancora gentilezza amorevole (Maitri).
Non è solo una pratica interiore ma è l’amore che accade quando il cuore umano è libero dall’egoismo, bramosia, odio e illusione.
È assimilabile all’amore incondizionato che c’è tra madre e figlio.
Raggiungere questo stato è un percorso che vale un’intera vita e che parte da una atteggiamento di gentilezza e di non negatività per poi arrivare all’amore incondizionato verso tutti e tutto (umani, animali e vegetali, minerali ed ogni elemento dell’universo).
L’opposto dell’amorevolezza è il piacere, infatti ci può sembrare di amare qualcuno quando semplicemente ci piace.
2) Compassione è la capacità di sollevare dalla sofferenza, alleviandola (Karuna).
Come alleviare il dolore? Ascoltando se stessi e gli altri, condividendo, agendo e facendosi ascoltare.
L’opposto della compassione è dolore e commiserazione.
3) Gioia altruistica, gioia compartecipe o “Modità”.
Gioire per le meraviglie della vita che sono comunque presenti anche al di là della nostra vita personale. Si può gioire e condividere la gioia anche quando ci sono ingiustizie ed oppressioni. Restando nell’apprezzamento per la bontà nostra e degli altri, facendo decadere il senso di divisione tra noi e gli altri. Dunque la gioia compartecipe è una qualità inclusiva. La sua pratica è quella del fare con gioia in ogni momento della vita, godendo ogni attimo per quello che è.
L’opposto della gioia è l’odio, gelosia ed invidia.
4) Equanimità, ovvero imparzialità ed inclusività (Upekkha).
Si tratta di quell’equilibrio interiore che porta alla serenità, al vero amore che include tutto senza esclusione alcuna. E’ la comprensione diretta tra causa ed effetto, l’accettazione delle limitazioni di ciò che si può fare, la reazione all’abitudine e ai condizionamenti grazie ad una visione più ampia delle situazioni. Questo non implica indifferenza, bensì quella serenità interiore che ci permette di essere sereni anche nella sofferenza. Quando c’è qualcosa che possiamo fare agiamo, quando non c’è qualcosa che possiamo fare, possiamo rimanere equilibrati.
L’opposto dell’equanimità è l’indifferenza ma anche la passione, l’attaccamento e l’avversione che tolgono la libertà all’individuo.
TAO (Tao te Ching – di Lao Tzu)
“Il Tao si dà spontaneamente, ma non può essere né costretto né indotto a intervenire a dare un corso diverso agli eventi. In origine è semplicità indefinibile che fluisce e scorre dappertutto. Ogni cosa dipende da lui e non ne rifiuta nessuna, dà la vita non per qualche scopo definito, non per ottenere o raggiungere qualche meta, non per essere venerato o ubbidito. Diffonde o emana se stesso semplicemente perché ha una natura “vuota” ed essendo vuoto, tende spontaneamente a riempirsi.”
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Nel corso dell’incontro si sono sviluppati i temi di UCIM L 35 con paralleli nello ZEN e nel TAO, nonché un esercizio di applicazione degli elementi emersi da UCIM, ZEN e TAO di inclusività, equanimità e compassione sulla base di un racconto breve ed intenso di G. Verga: Tentazione.
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