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DHANURASANA, L’ARCO E LA FRECCIA DELLA GIOIA
Gioia?
Mah!, quando si esegue la posizione dell’arco non viene nemmeno un piccolo cenno di sorriso!
O c’è qualcosa che sfugge? Qualcosa di nascosto tutto da scoprire?
La posizione dell’arco si chiama dhanurasana perchè conferisce al corpo l’aspetto di un arco (dhanu significa arco): il corpo a terra s’inarca (la testa, il tronco e le gambe si sollevano) e le braccia si posizionano rappresentando la corda dell’arco.
È una postura classica dello Yoga, è efficace e semplice ma non facile: non è generalmente consigliata ai principianti.
Ecco che qui più che mai, i dettagli fanno una grande differenza.
È proprio il simbolo dell’arco che scocca le frecce a raccontare i benefici migliori che regala questa posizione. È il potere dell’arco che determina la lunghezza del lancio della freccia.
Si tratta infatti di una posizione molto stimolante ed energetica. E la direzione della freccia?
La direzione la dà il cuore, le frecce partono dal petto nella direzione davanti a sé.
È il cuore “a prendere la mira”, è il cuore a fissare l’obiettivo.
Per iniziare ci si dispone distesi sull’addome, la faccia rivolta in basso, le braccia lungo il corpo. La posizione della testa e l’orientamento dei palmi delle mani non hanno molta importanza. Si inizia rilassando soprattutto la schiena, questo rilassamento iniziale condiziona la buona esecuzione dell’asana.
Prima di sollevare qualsiasi parte dal suolo è necessario esplorare i punti di contatto, restare in ascolto con respiro e presenza consapevoli.
Successivamente si piegano le ginocchia e si afferra la caviglia sinistra con la mano sinistra e quella destra con la mano destra, si possono prendere le caviglie (o i piedi) anche contemporaneamente.
Solo a questo punto si sollevano le gambe alzando le ginocchia e bisogna spingere i piedi indietro e in alto e non importa se si riesce a sollevare le ginocchia solo pochi centimetri. Sono le gambe attive ad essere l’elemento motore durante l’esecuzione di dhanurasana.
A questo punto si passa alla parte più delicata e importante: arcuare il dorso. Mantenendo le braccia distese grazie alla spinta dei piedi si può apprezzare l’apertura delle spalle e del petto.
Le braccia rimangono passive ad eccezione delle mani che afferrano con la giusta forza le caviglie o i piedi. Mantenendo la spinta in alto e all’indietro delle gambe, allora si solleva il dorso e la testa.
Né le costole, né le ossa pelviche rimangono appoggiate sul pavimento. Soltanto l’addome elastico e mobile va a supportare il peso del corpo. Si cercherà il più possibile di lasciare la muscolatura della schiena a riposo. É di grande importanza in questa posizione che la cintura addominale sia ben salda. La zona lombare ha da sentirsi appoggiata alla zona addominale.
Per far sì che questa postura all’indietro possa farci sorridere, l’inarcamento ha da riguardare soprattutto la zona dorsale e poco la zona lombare.
La muscolatura del petto è rilassata, l’allargamento del petto è accompagnato dall’apertura delle clavicole. In questa distensione e apertura ci si sofferma per avere i migliori benefeci.
La posizione della testa richiama una presenza assoluta, vivida, lo sguardo dritto davanti a sé senza sentire alcun peso sulla zona cervicale.
Si apprezza il respiro del torace, l’allungamento di braccia e mani, il rilassamento della fronte, degli occhi e del viso fino ad arrivare a sentire che non c’è reazione di resistenza alla postura.
Il busto e il viso altamente sensibilizzati si proiettano per incontrare lo spazio davanti a sé in un’apertura senza limiti. Questo è permesso dalle gambe che sono invece sollevate e ben attive.
Spesso, all’inizio, le ginocchia non si sollevano o si sollevano poco, allora si possono allargare per rendere facile la postura senza ridurne l’efficacia.
Per assumere dhanurasana si inspira profondamente nella posizione di partenza e si trattiene il respiro mentre si inarca il corpo.
Si consiglia una fase dinamica prima della fase statica: la fase dinamica consiste nel dondolarsi con leggerezza proprio come un cavallo a dondolo sull’addome. Il mento rimane verso il collo in modo da bilanciare correttamente il peso. Il dondolio è senza dubbio un massaggio addominale molto efficace ed è possibile eseguirlo mantenendo la schiena completamente rilassata. Si lascia l’inspirazione accadere profonda quando si sale con la testa, si lascia l’espirazione accadere completamente quando salgono le gambe.
La fase statica consiste nel rimanere immobili, fermandosi un po’ prima del proprio punto limite.
La respirazione potrebbe diventare affannosa: non c’è da preoccuparsi, la posizione si mantiene comunque per un tempo relativamente breve, dai venti secondi a un minuto può essere più che abbastanza.
Sempre mantenendo una bella apertura del dorso, si rimane assorbiti dal dinamismo sottile e profondo del respiro dell’addome verso il suolo. Così la posizione non è solo un rapporto tra muscoli antagonisti ma armonia vitale, un corpo che diventa un tutto vitale, attivo e senza limiti.
Il ritorno dalla posizione sarà lento per i principianti.
Quindi, all’espirazione, si liberano le caviglie e si porta la testa e le gambe sul pavimento.
Dopo una posizione intensa si lascia sempre che l’energia si distribuisca.
Come preparazione si esegue la posizione di Ushtrasana (il cammello), a seguire shalabhasana (la cavalletta) e bhujangasana (il cobra): un’insieme di posture che costituiscono una sequenza spesso praticata prima di dhanurasana. Se si seguono le indicazioni date, la compensazione non è necessaria. Si può eseguire un asana di flessione in avanti, ma per piacevolezza.
Siccome dhanurasana è una combinazione del cobra e della cavalletta, si potrebbe dedurre che abbiano gli stessi effetti. No, non hanno le stesse funzioni e risultati, perché anche se dhanurasana sembra integrarle, svolge sempre un’azione profondamente diversa. La differenza notevole sta che nella pratica del cobra e della cavalletta, i muscoli della schiena sono attivi, mentre nell’arco sono passivi.
Dhanurasana stimola il sistema nervoso e non dovrebbe essere praticata la sera prima di dormire. La gioia e l’entusiasmo conseguenti a questa posizione, provengono dalla stimolazione dei centri nervosi della colonna vertebrale, soprattutto del sistema nervoso simpatico la cui catena di gangli è situata proprio lungo la colonna vertebrale.
Altri benefici:
– ripristina l’efficienza dell’intero canale alimentare; assaggia il fegato, gli organi e i muscoli addominali;
– massaggia i reni, il pancreas e le ghiandole surrenali, equilibrando le loro secrezioni;
– porta a un miglior funzionamento degli organi escretori e riproduttivi;
– migliora la circolazione sanguigna in generale: è l’aumento della circolazione sanguigna in tutto l’organismo che provoca un senso di calore, in particolare durante la fase dinamica;
– la colonna vertebrale viene riallineata aiutando una buona postura;
– rinforza i muscoli delle gambe e del pavimento pelvico;
– è utile per liberare la zona cervicale e toracica dalle tensioni eventualmente presenti migliorando globalmente la respirazione nella parte alta del torace.
Ogni posizione hai i suoi segreti e qui il segreto è questo: mantieni il sorriso interiore mentre esegui l’arco, anche se non ti viene così spontaneo; no, non il sorriso delle labbra, il sorriso interiore… e le frecce della gioia scoccheranno copiose.
A cura di Lorena Trabucco Yoko
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