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Yoga e antropocentrismo
- 28 Ottobre 2024
- Pubblicato da: Admin
- Categoria: Uncategorized

L’antropocentrismo è la convinzione secondo la quale tutto è stato creato per l’uomo e per i suoi bisogni, per cui, l’uomo stesso, è al centro dell’universo e può considerarsi “misura” di tutte le cose. Lo Yoga moderno è antropocentrico? La diffusione della pratica Yoga è solo un effetto collaterale di una ricerca di un benessere individualistico o rappresenta qualcosa di più?
È ormai riconosciuto da tutti che il cambiamento climatico e la conseguente crisi ecologica siano causati dall’attività dell’uomo. Ciò che sta accadendo alle foreste, agli animali, ai mari, ai fiumi, alla biosfera è terribile e per alcuni aspetti irreparabile.
Purtroppo, seppure si parla molto di energie rinnovabili, quali economie del pianeta se le possono permettere?
L’agricoltura e l’allevamento intensivo concorrono alla produzione di quasi un terzo dei gas serra; come possiamo sperare che la dedizione di pochi agricoltori “bio” possa reggere l’urto delle produzioni industriali di massa? È sufficiente una guerra o il piano di sviluppo di una
multinazionale per cambiare l’ambiente, cancellando specie vegetali e animali.
Seppure si tratti di pochi ardimentosi è saggio sostenere chi rispetta la natura augurandosi che il loro esempio sia d’ispirazione e tocchi la coscienza comune.
OLTRE L’OGGI PENSANDO AL DOMANI
Senza particolare ottimismo, ma anche senza pessimismo, oggi è più che mai necessario conciliare le economie mondiali con il rispetto dell’ambiente naturale perché esso è il bene comune ed è interesse comune preservarlo.
Non serve praticare Yoga per cogliere il fatto che siamo un tutt’uno con gli altri e con la
natura: se avveleniamo l’acqua, l’aria e la terra avveleniamo noi stessi.
Per migliaia di anni le popolazioni umane hanno vissuto senza dover rendere conto delle loro azioni a scapito dell’ambiente; l’impatto che registriamo attualmente è devastante, ma sappiamo
che in pochi vorrebbero ritornare a vivere nel passato, anche solo cento anni fa.
Il mondo è sempre stato in lotta per la sopravvivenza, bellicoso e pericoloso; la vita era molto breve, dura. Forse è per questo che l’idea del Nirvana, del Paradiso, declinato con diversi nomi e simbologie, era il traguardo ambito da tutti, il luogo in cui cessavano i patimenti e dove, dopo la morte o le rinascite, si trovava la salvezza.
In Occidente siamo vissuti per molti anni in una bolla: autonomia economica, diritti civili e possibilità di godersi la vita con viaggi, cinema, libri, teatro, musica.
Ma, allargati gli orizzonti, abbiamo scoperto che nel mondo le cose non sono sempre così rosee. La pace con i popoli vicini non è scontata, la libertà d’espressione o semplicemente un frigo pieno
non sono alla portata di tutti. Se a questo aggiungiamo l’impatto che l’attività umana ha sulla Terra diventa ovvio che è giunto il tempo della saggezza e della lucidità per rivedere molte scelte.
LO YOGA MAESTRO DI VITA
Partiamo dalla domanda iniziale: Lo Yoga è antropocentrico?
La risposta non può che essere una: no. So-ham uno dei mantra più potenti, che si recita a ogni
respiro yogico, significa: “io sono”.
Ad ogni respiro, quindi, rinnoviamo questa consapevolezza: «Io sono ogni cosa, ogni cosa è me». Teoricamente, quindi, potremmo essere completi anche in un mondo (e in un tempo) che da voce
alle sue contraddizioni e alle sue trappole, ma quando lo Yoga si allarga oltre il tappetino, si inizia a essere a servizio della vita stessa e cade l’illusione (maya): non possiamo sfruttare animali, vegetali e minerali senza limiti (ahimsa).
Quando si raggiunge la coscienza di essere parte di un insieme, e non individui separati con interessi in conflitto, non dovremmo più comportarci in un modo così egoistico, avido.
Non a caso il termine “avidità” ricorda la parola sanscrita Avidya, che significa mancanza di conoscenza, la base per una comprensione errata delle cose.
Lo Yoga può aiutarci, infatti, a ritrovare il nostro essere integri, a dispetto di un mondo e un tempo che divide e implode nelle sue contraddizioni.
È l’illusione (maya) della separazione la causa di ogni sofferenza. È un errore cognitivo, una percezione errata del nostro posto come esseri umani nell’universo.
Nel Tantra Yoga siamo invitati a vedere la nostra condizione umana come una benedizione di cui sentirci grati. La vera liberazione a cui aspirare non è più nell’aldilà, ma nel qui e ora.
L’INTERCONNESSIONE E IL CAMBIAMENTO
Se le logiche economiche dell’Occidente e dell’Oriente stanno danneggiando tutte le aree del nostro pianeta, dobbiamo definire un nuovo paradigma che definisca il progresso della nostra specie, che non sia meramente economico e neppure un nostalgico ritorno al passato, a una
ipotetica epoca d’oro probabilmente mai esistita.
Quando cogliamo il grado di interconnessione con il tutto, iniziamo a essere consapevoli dell’impatto positivo che possiamo avere sull’ambiente che ci circonda diventando un mezzo al servizio dell’equilibrio della natura.
È necessaria una trasformazione radicale del modo di vedere il mondo, un decisivo cambio di percezione. Il silenziamento dei vortici della mente negli stati superiori della meditazione (dhyana)
e del samadhi, non devono avere come obiettivo la fuga dal mondo, ma, piuttosto, consentire uno stato di coscienza allargato che include spirito e materia.
Questo renderà la cura del corpo e del mondo fisico una parte imprescindibile del vissuto spirituale. Se nella tradizione yogica classica si prevede la liberazione (moksha) uscendo
dal ciclo delle rinascite (samsara), nello Yoga moderno, come accade nel Tantra, si dovrebbe sostenere l’obiettivo di un cambio di visione adottando una nuova consapevolezza ecologica, nell’interesse comune di salvaguardare l’aria, l’acqua,
la terra, gli animali, i boschi e le foreste. In altre parole, trasformando il rispetto
della natura, in un obiettivo spirituale.
“La filosofia tantrica dice che, in definitiva, anche le parti inconsce dell’universo, come le pietre,
sono Dio e quindi sono coscienza che ha deciso di nascondersi (ātma-saṃkoca).
Qui arriviamo al duplice occultamento che Dio attua: in primo luogo,
Egli nasconde il fatto che la Sua vera forma è identica all’anima individuale; e in secondo luogo,
nasconde la Sua vera natura di coscienza per manifestarsi come fenomeni inconsci.”
Sanjukta Gupta
A cura di Lorena Trabucco Yoko
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