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NATARAJA e la danza eterna della vita
- 21 Gennaio 2017
- Pubblicato da: admin
- Categoria: Danza Meditazione Nataraja Yoga Yoko
“Nulla si crea, nulla si distrugge, ma tutto si trasforma” – Lavoisier –
Natarajasana è un antico asana dedicato alla divinità mitologica Hindu, Shiva, nella sua manifestazione come Nataraja[1], il re della danza cosmica. L’asana incarna il mito di questa antica divinità e conoscerne il significato simbolico ci permette di connetterci con la sua sacralità e con il suo potere liberatorio.
Il mito Hindu di Shiva Nataraja, pur subendo delle lievi variazioni e rielaborazioni, è incentrato sulla vicenda narrata qui di seguito. A Chidambaram, nella foresta di Taragam, nel Sud dell’India, viveva un gruppo di saggi eretici che credevano di essere superiori agli dei per via delle loro pratiche e dei loro rituali magici. Shiva e Vishnu si presentarono al loro cospetto sotto mentite spoglie e con la loro bellezza ammaliarono tutti, anche le loro mogli. I saggi, sentendosi minacciati, lanciarono contro Shiva dei serpenti velenosi che lui prontamente neutralizzò e avvolse intorno al collo come ornamenti. Infastiditi, i saggi liberarono allora una tigre inferocita ma Shiva, con l’unghia del dito mignolo, spogliò la tigre della sua pelle e se l’avvolse intorno alla vita. I saggi invocarono, infine, il potente demone Apasmara Purusha che si manifestò sotto le sembianze di un nano. Shiva rispose all’attacco del demone senza scomporsi. Piantò fermamente la pianta del piede sulla sua schiena per immobilizzarlo e, danzando Ananda Tandava (la danza dell’eterna beatitudine), rivelò la sua vera identità ai saggi. Questi, riconoscendo la superiorità del potere divino, abbandonarono le loro pratiche e si convertirono[2].
La rappresentazione più diffusa di Shiva Nataraja, originariamente[3] nella forma di statuette di bronzo movibili, presenta dei riferimenti simbolici a questo racconto mitologico. Shiva è solitamente raffigurato con quattro braccia, le chiome al vento mentre danza sulla schiena di un piccolo demone, racchiuso in un cerchio di fuoco che esprime l’eterno ciclo di nascita e morte dell’universo manifesto. In questa tradizione figurativa ci sono anche dei riferimenti simbolici ai cinque moti della danza cosmica di Nataraja:
- la mano destra posteriore stringe un tamburello a forma di clessidra (CREAZIONE);
- la mano destra anteriore si trova nella posizione dell’abhayamudra (palmo rivolto all’esterno con le dita che puntano in alto), il gesto che dissipa la paura e da speranza (MANTENIMENTO);
- nel palmo della mano sinistra c’è il fuoco (DISSOLUZIONE);
- il piede sinistro piantato sulla schiena del demone ricorda l’attaccamento al mondo materiale e l’oscurità che pervade la vita di chi ignora la verità assoluta (OSCURAMENTO);
- la mano sinistra anteriore è rivolta verso il basso a destra, nella posizione della proboscide, gajahastamudra[4], e punta verso il piede destro tenuto in aria come simbolo di liberazione e salvezza dalle sofferenze terrene (EVOLUZIONE o GRAZIA).
La danza cosmica di Nataraja, con i suoi moti, non ha un valore prettamente simbolico. La ritroviamo in tutto quello che ci circonda, nell’alternarsi delle stagioni, del giorno e della notte, nei cicli di vita e morte delle creature viventi e coinvolge tutto il creato sia a livello microcosmico che a livello macrocosmico. Ormai è scientificamente provato che i sensi ci ingannano e che nulla è statico nell’universo manifesto. Tutto, anche le più piccole particelle di cui è composta la materia, si muove seguendo i ritmi di questa danza eterna di creazione e distruzione. Non a caso, il governo indiano, per celebrare la lunga collaborazione con il CERN (Centro Europeo per la Ricerca in Fisica delle Particelle) di Ginevra, ha donato una statua di Shiva Nataraja di 2m di altezza. Come è spiegato nella targhetta accanto alla statua e attraverso le parole di Fritjof Capra[5], in questo contesto, la danza di Shiva è una metafora della danza delle particelle subatomiche osservate e analizzate da fisici del CERN e unifica mitologia antica, arte religiosa e fisica moderna.
Il mito è una storia che ha come scopo quello di dare dei suggerimenti per penetrare i misteri della Vita, il suo senso e le sue origini. Al tempo stesso, ogni asana corrisponde ad un simbolo che ci aiuta a entrare in contatto con le forze vitali che ci attraversano e ci permette di immergerci nello spazio misterioso e potente dell’Essere e del fluire profondamente con la Vita.
Quando pratichiamo Natarajasana incarniamo il mito della danza cosmica e, nell’essenza, possiamo sperimentarne la consapevolezza che nessuna forma di attaccamento al mondo materiale ha veramente senso perché nulla è permanente e tutto si trasforma. Possiamo invece coltivare la capacità di danzare al ritmo mutevole della vita e di radicarci nell’eterno immateriale che troviamo dentro di noi. Questa consapevolezza, oltre a renderci liberi dalla paura del cambiamento e della morte, ci fa capire che il segreto del vivere serenamente sta nel ricercare quell’equilibrio dinamico che è apertura e connessione con il mondo che ci circonda[6].
Nella pratica che vi presenterò in occasione di “Yoga Porte Aperte”, giornata organizzata con la YANI, sperimenteremo la forza della “danza cosmica” e il suo potere liberatorio. Ci cimenteremo con le diverse fasi del ciclo della Vita compiendo ritualmente i cinque moti della danza eterna di Nataraja in questa sequenza: creazione, mantenimento, dissoluzione, oscuramento e grazia.
L’Essere è il teatro di questa danza continua ed eterna, noi siamo gli attori e le nostre vite sono le opere che cambiano continuamente. Possiamo cogliere la sacralità e il mistero di questo inevitabile divenire solo se ci apriamo ad esso con rispetto, devozione e meraviglia, attraverso l’intelligenza del cuore.
Vi aspettiamo numerosi per condividere “un viaggio” nella sacralità e nella simbologia di Nataraja, il 29 gennaio alle ore 15:30 al Centro Yoga Yoko.
[1] In sanscrito nata significa danza e raja significa re.
[2]Chidambaram rimase un luogo di culto di Shiva Nataraja e lì venne costruito un grande tempio dedicato alla divinità. In una delle torri furono scolpite ben 108 posizioni di danza con le quali Shiva avrebbe sfidato la sua consorte Parvati in una gara di ballo. Queste 108 posizioni costituiscono tuttora le basi della danza classica indiana chiamata Bharatanatyam.
[3] IX-XII secolo d.C.
[4] Un richiamo a Ganesh, il Dio che rimuove gli ostacoli.
[5] “Il Tao della Fisica”, pubblicato per la prima volta nel 1975.
[6] Questo asana è particolarmente efficace nei periodi di grandi cambiamenti e confusione e quando non ci si sente più in sintonia con la vita che fluisce intorno a noi.
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