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MAESTRI e MOVIMENTI SPIRITUALI
- 2 Ottobre 2017
- Pubblicato da: admin
- Categoria: Consapevolezza Meditazione

È NECESSARIO UN MAESTRO O UNA MAESTRA?
È NECESSARIO APPARTENERE AD UN GRUPPO SPIRITUALE?
Fin da giovanissima sono stata attratta dal misticismo e dalla ricerca spirituale. Appena diciottenne mi sono iscritta ad un corso di Yoga, una tradizione antica dove il Gurù, o dissipatore di tenebre, è figura essenziale.
Già dalle prime esperienze giovanili ho imparato molto da ogni movimento spirituale o gruppo di yoga e meditazione che ho frequentato.
Una delle cose più importanti che ho imparato è che non farai mai veramente parte di un gruppo spirituale o non seguirai mai un Maestro o una Maestra che non ti entusiasmi e che non ti ispiri!
Così all’inizio, come in ogni Storia d’Amore, succede che, del Maestro o della Maestra, ti innamori. Sì, il percorso spirituale passa attraverso questo tipo di Storia d’Amore e non potrà essere in nessun modo una relazione razionale o fredda!
Si tratta di una storia d’amore che ti investe con forza straordinaria, proprio come quando ti innamori di qualcuno.
I gruppi di Yoga che si sono formati intorno al nucleo di insegnamenti di un Maestro o Maestra, tutti, senza eccezioni, prevedono regole di appartenenza, spesso non scritte, molto spesso chiaramente esplicitate, e naturalmente si tratterrà di regole giustificate da motivazioni “spirituali”.
Ogni movimento spirituale ha un nucleo di “mito” e di regole alle quali, a tutti gli appartenenti, viene richiesto di aderire. Così, osservando con amore e profondità, sono arrivata a comprendere che attraverso queste regole il gruppo conserva le sue particolarità e protegge le sue caratteristiche e che ciò va guardato ben al di là delle valutazioni relative o di momentanea opportunità o di una mentalità che riflette valori provenienti da altri contesti.
Osservando la mia esperienza e anche quella di molti amici dentro ai gruppi spirituali, ho notato che si vivono dei passaggi, delle fasi, come spesso accade in ogni storia d’amore che si rispetti!
La prima fase è quella dell’idealizzazione che io paragono all’innamoramento. Si vive il Sogno.
È una fase importantissima nella quale ti senti particolarmente ispirato dagli insegnamenti nuovi che ricevi e dalle persone nuove che incontri. Tutto appare pieno di senso e di significati profondi. Tutto appare perfetto ed entusiasmante!
Qui mi sento di dover mettere in guardia da un tipo di abusi, purtroppo diffuso: mi sento di sottolineare che più il Gurù/Maestro si auto-celebra con titoli aurei e si investe di poteri soprannaturali, e più il gruppo spirituale che lo segue enfatizza queste caratteristiche straordinarie, più c’è da aspettarsi l’apparire (prima o poi) di un lato oscuro nascosto fatto di insegnamenti limitanti la libertà personale o pratiche e abitudini con evidenti cattive conseguenze. Chi entra in questo tipo di gruppo è a rischio di abuso.
L’adepto qui potrebbe sentirsi spesso confuso e insicuro, e questo accade con maggior frequenza se il soggetto si è identificato con ruoli di inferiorità dovuti alla sua storia personale. Così per taluni può essere più facile cascarci che per altri.
La conclusione è che ogni volta che hai un ideale o un’idealizzazione rivolta ad una persona e ad un gruppo, si tratta di una proiezione che nasconde una forma di immaturità o, in termini “spirituali” una non-conoscenza di sé: nessun gruppo o Gurù può sostituirsi al vero sé che puoi riconoscere solo dentro te stesso.
Dopo questa prima fase, se tutto va per il meglio, ne segue una seconda: quella della delusione. Anche se il Maestro o Maestra e il gruppo sono di grande spessore, questa è una fase che si attraversa inevitabilmente.
Quando cresciamo a sufficienza fino al punto in cui la pratica spirituale e il gruppo spirituale diventa più Reale, potremo affacciarci alla difficoltà di continuare a mantenere la pratica spirituale stessa e di conseguenza conservare invece la nostra immaturità.
Questa è la fase in cui i nostri “buchi” di non-Conoscenza del Sé, ritornano ad avere il sopravvento, con tutti i loro contenuti inconsci.
Qui cominciamo a chiederci se il Maestro o Maestra sono veri Maestri o Maestre. Cominciamo a chiederci se il gruppo con le sue inefficienze e a sua volta i suoi lati oscuri potrà rispondere ai nostri bisogni.
O potremo cominciare a pensare che non sia necessario e forse nemmeno consigliabile per il gruppo essere perfetto.
Questa fase della disillusione mi piace chiamarla anchela fase dell’umiltà.
Il rifiuto totale del gruppo e degli insegnamenti del Maestro può a questo punto diventare distruttivo, non tanto per il gruppo ma per il percorso di crescita spirituale eventualmente maturato. È un momento di profonda delusione e di punti interrogativi.
Se tutto va per il meglio a questa fase ne segue, fortunatamente, un’altra.
Se percorriamo con consapevolezza la fase della delusione arriveremo al punto della “soluzione spirituale”. E’ il punto in cui lasciamo andare le idealizzazioni, i sogni e le aspettative non realistiche per lasciar posto ad una visione più umana.
Qui ci facciamo carico della nostra pratica spirituale e di ciò che abbiamo imparato dai nostri maestri spirituali. E permettiamo ai nostri Maestri e compagni di percorso di essere umani, imperfetti, esattamente come noi.
Il focus a questo punto è di portare avanti il proprio lavoro spirituale e individuale svincolandolo dai sogni e dagli ideali e quindi procedere saldi e centrati in sé stessi.
Ogni gruppo (Sangha) o Maestro/a (Gurù) è un veicolo e un’accelerazione alla scoperta del vero Sé: incontrarli è una fortuna.
Durante questa fase saremo più determinati e capaci di vera compassione. Più consapevoli delle nostre mancanze ma anche di ciò di cui abbiamo più bisogno.
Le nostre mancanze non saranno così più proiettate all’esterno ma diventeranno una fonte di ispirazione per crescere e procedere.
Oppure potremmo obiettivamente concludere che questo particolare gruppo non ci è più utile e quindi muoverci in cerca di migliori situazioni per noi stessi, senza chiuderci o regredire nei passi in avanti fatti.
Per concludere: la pratica spirituale ci aiuta a diventare più sensibili e consapevoli.
Il livello di umiltà dei Maestri e della Shanga che incontriamo è l’indicatore.
Quando si percepisce un grande senso di superiorità significa che si sono cristallizzate rigide proiezioni e convinzioni che potrebbero anche diventare limitanti e fuorvianti.
All’inizio del sentiero idealizzare la Maestra o il Maestro e gli altri intorno è naturale, ma questo dovrà essere pensato in una modalità realistica, con aspettative e impegni di disciplina conseguenti.
In breve, l’umiltà spirituale porta alla maturità spirituale, ci rende capaci di prenderci l’impegno del nostro lavoro interiore e di vivere nel mondo aperti e umani ma non ingenui.
Questa è chiamata anche innocenza. Questo è chiamato il Sentiero.
Namastè
Lorena Trabucco Yoko – direttrice del Centro Yoga Yoko
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