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Dalle sfide all’assenza di sforzo
RITIRO IN SILENZIO per SFATARE il più grande TABU’
Nell’andirivieni delle nostre attività e impegni quotidiani teniamo in vita, proprio con “il fare”, un vero e proprio tabù. Forse il più importante di quest’epoca: è il “tabù che ci vieta la conoscenza di ciò che veramente siamo”. (da Il Libro di Alan Watts)
Dal 5 all’8 dicembre 2015 ci sposteremo in collina per sperimentare un residenziale dove rimarremo per 3 giorni consecutivi in SILENZIO.
Sarà un tempo dedicato alla non-mente.
Perché rimanere in silenzio così tanto tempo? una sfida?
Il Silenzio è un’esperienza “raffinata”.
Si tratta di ritrovare la lentezza e la quiete per ascoltarsi e ascoltare… nel Silenzio. Le giornate sono strutturate in modo da evitare ogni distrazione e vivere l’Essenziale. Così raccolti dentro di sé, sarà più semplice coltivare la presenza, la consapevolezza, e scoprire in sé stessi spazi di profondo rilassamento, calma e chiarezza.
Ho preparato un programma che sarà un umile tentativo per raggiungere il momento in cui ciascuno possa vivere con naturalezza. A volte c’è l’idea che queste esperienze siano molto serie, quasi fossero una “penitenza”, e questo viene da un retaggio religioso.
La società interviene inevitabilmente con l’educazione (ancora non c’è la consapevolezza per un’alternativa) e impone la rinuncia alla spontaneità… e non si prende cura di rendere la vita individuale serena, ricca e creativa.
Il Silenzio è dunque uno degli artifici per consentire di recuperare FIDUCIA nella nostra natura essenziale. Ciò significa spontaneità, verità, energia, flusso con ciò che è così com’è, fino a sentirsi nuovamente un’Unità, in Unione.
Non più monadi isolate, (lo sapevate che la parola monaco viene da monade? cioè solo?), ma esseri che condividono la stessa natura essenziale, la stessa sorgente, la stessa origine. Ciò permette di essere naturali e spontanei, innocenti e veri, leggeri e fiduciosi, con più chiarezza nella mente e più luce nel cuore.
Questo ritiro potrebbe rappresentare per qualcuno una sfida: non lo è. Quale Io crea ed esalta il valore delle sfide? Le complicazioni sono una caratteristica della mente ambiziosa che tenta di ricreare il circolo vizioso delle identificazioni.
Persino la meditazione diviene una sorta di sfida. E le identificazioni più subdole sono quelle dell’ego spirituale. Ci si crea l’illusione di dover superare chissà quali insormontabili ostacoli. Più sono ardui, maggiore è l’impegno richiesto, più grandi sono le speranze di una trasformazione interiore. Vero? No.
Prima di iniziare questo ritiro vorrei fosse chiara una cosa: non v’è nulla da cambiare in te così da renderti una persona migliore o il mondo migliore. Ciò che potrebbe mutare radicalmente è la percezione di tutto quanto ti circonda.
C’è un silenzio che pervade tutto e non è assenza di rumori o suoni. E’ consapevolezza di chi siamo.
In pratica non esiste nessuna trasformazione interiore ma piuttosto un fare spazio, un consentire, un permettere, un lasciar emergere ciò che è così com’è.
E’ richiesta un’assenza di sforzo, è richiesta una sincera disponibilità d’animo e anche questi, non sono “comportamenti” ma prerogative frutto della fiducia e del rilassamento.
All’inizio per la Meditazione è necessaria la motivazione e certamente anche un periodo di programmazione e disciplina e poi successivamente proseguirà per inerzia, ecco a questo punto si sente la necessità di aumentare la pratica. E da questa necessità che si è creato questo ritiro in silenzio.
In questi giorni ci sarà modo di rilassarsi profondamente, sia fisicamente che mentalmente. Ciò potrebbe avvenire in modo spontaneo, ma in genere accade come conseguenza alle pratiche proposte. Sarà un fare nel non fare.
Il programma è studiato per non lasciarsi distrarre da nulla mantenendo un vigile riposo, osservazione, calma, quiete, attesa, arrendevolezza, accettazione e gradevole rilassamento.
Si tratta di Mindfulness, un metodo antico.
Quando chiedi ad un bambino piccolo molto impegnato nel gioco: Cosa stai facendo? probabilmente ti risponderà: Niente! Si tratta infatti di questo tipo di fare, saremo impegnati in giochi straordinari dove la spontaneità, in quanto assenza di sforzo, è una base importante.
Per raggiungere gli stati profondi della meditazione c’è bisogno di rilassarsi, di lasciar andare. Si tratta di “resa” interiore, è una resa esistenziale, non c’è nessun soggetto, nessun io che si arrende… accade.
Si diventa così sensibili da sfiorare quasi uno stato mistico e si vede se stessi un’Unità: le parole e le azioni fluiscono da sé senza il proprio intervento, come dirette o scaturite da un’energia e vivacità sovrastanti.
E come il giorno e la notte, il sogno e la consapevolezza si succederanno ciclicamente.
“Siedi ai bordi dell’alba, il sole sorgerà per te.
Siedi ai bordi della notte, la luna nascerà per te. Siedi ai bordi di un torrente, un uccello canterà per te. Siedi ai bordi del silenzio e Dio ti parlerà » |
(Vivekananda) |
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