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IL DIGIUNO COME PRATICA di CONSAPEVOLEZZA
Ho appena terminato un’esperienza straordinaria di 5 giorni di dieta mima digiuno e sono convinta che in futuro sempre più persone ritorneranno a digiunare con regolarità.
Il digiuno è una pratica antichissima ed è bellissima la definizione che ne dà l’enciclopedia Treccani, da un punto di vista antropologico: “costituisce uno dei fattori del processo evolutivo della specie umana perché segna il formarsi di una libertà interiore che è all’origine delle creazioni spirituali dell’uomo”. Da un punto di vista prettamente fisiologico, l’astensione dal cibo è un meccanismo istintivo, presente anche nel regno animale, che subentra nel caso di malattia o malessere psico-fisico e che permette al corpo di destinare l’energia, solitamente consumata attraverso il processo digestivo, a sostegno del sistema immunitario, linfatico ed endocrino, favorendo così l’attivazione di un processo di guarigione.
La ricerca medico-scientifica
A partire dall’800, gli effetti preventivi e curativi del digiuno, decantati fin dall’antichità (es. Ippocrate, Medicina Ayurvedica), sono diventati oggetto di ricerca e studio anche da parte degli scienziati. Sia all’interno dell’opinione pubblica che nella comunità medico-scientifica, il digiuno ha sempre suscitato polemiche e pareri molto contrastanti. Nell’ultimo decennio, è tornato in auge per via dell’incontestabile correlazione tra cattive abitudini alimentari e malattia. Sul digiuno si parla e si scrive già da tempo, sia in Italia che nel resto del mondo. Basti pensare che anche una fonte autorevole come Umberto Veronesi ha pubblicato un libro sull’argomento nel 2013 (“La dieta del digiuno” Edizioni Mondadori).
Negli ultimi anni, hanno suscitato particolare interesse i risultati delle ricerche di Valter Longo, Direttore del Longevity Institute presso la University of Southern California e responsabile del programma di ricerca “Oncologia e Longevità” presso l’IFOM di Milano. Il ricercatore sostiene che la pratica del digiuno prolungato abbia una funzione anticancerogena perché affama le cellule tumorali e attiva una rigenerazione del sistema immunitario (articolo pubblicato nel 2014 su “Cell Stem Cell”) e che la ripetizione periodica di uno schema alimentare restrittivo che mima il digiuno, la Dieta Mima Digiuno (DMD) non solo faccia dimagrire e porti a un miglioramento delle capacità di apprendimento e di memoria ma rallenti anche il processo di invecchiamento, attraverso una rigenerazione cellulare e una riattivazione del sistema immunitario (articolo pubblicato nel 2015 su “Cell Metabolism”).
La mia esperienza con la DMD
Ho sempre fatto fatica a mettermi a dieta, perché la sola idea di sottopormi a un regime alimentare restrittivo mi provocava pensieri ossessivi e mi portava a mangiare ancora di più. Durante questi ultimi giorni di agosto, sapendo che potevo riposare liberamente se necessario, star lontano da stress emotivi, godermi il sole e stare facilmente all’aperto, ho avuto l’ispirazione e la volontà di provare l’esperienza di un semi-digiuno con un gruppetto di persone del Centro Yoga Yoko, tra i quali anche un medico generalista. Ci siamo soprannominati il “Gruppo SLURP”. Il fatto di farlo in compagnia è stato particolarmente di aiuto perché ci siamo scambiati ricette, consigli, parole di supporto e ci siamo anche divertiti. Abbiamo scelto di seguire proprio la DMD del Dott. Longo perché, pur essendo molto restrittiva, si protrae solo per un periodo massimo di 5 giorni (da ripetere poi ogni 3-6 mesi) e prevede comunque 3 pasti al giorno, risultando più facile da affrontare e più adattabile alle abitudini e alla vita famigliare.
In sintesi, la DMD prevede un regime alimentare fortemente ipocalorico e, prevedendo anche un bassissimo consumo di proteine e di zuccheri, provocherebbe gli stessi effetti fisiologici (depurazione e alta produzione di cellule staminali) di un digiuno. La novità di questa dieta sta proprio nella privazione selettiva di proteine oltre che del glucosio, perché, secondo le ricerche del Dott. Longo, nell’individuo adulto ci sarebbe una forte correlazione tra il consumo proteico, la produzione dell’ormone della crescita GH e il diabete, l’invecchiamento cellulare e lo sviluppo di tumori. E’ importante sottolineare che, secondo il Dott. Valter Longo, pur non trattandosi di un digiuno totale e prolungato (che andrebbe svolto solo in cliniche specializzate), anche questa dieta non dovrebbe essere affrontata senza prima consultare un medico, visto che non tutti sono in condizioni di salute sufficientemente buone da potersi sottoporre a un regime alimentare così restrittivo per 5 giorni (ad es. i soggetti diabetici e chi è sottopeso).
Senza volere con questo fare attività promozionale e semplicemente a titolo informativo, visto che il libro del Dott. Valter Longo (“La dieta della longevità”, Edizioni Vallardi, 2016) uscirà a metà settembre, potete intanto fare riferimento a questi articoli:
http://www.magup.it/dieta-mima-digiuno-dr-longo-un-esempio-uno-schema-chiaro-farla/.
Per un punto di vista più critico potete leggere questi articoli:
http://www.ilfattoalimentare.it/dieta-mima-digiuno-longo.html
http://valdovaccaro.blogspot.it/2016/03/un-blog-avanti-di-anni-luce-e.html
Comunque sia, al di là del conseguimento dei conclamati benefici fisici della DMD, ho voluto sottopormi a questo esperimento anche per portare maggiore consapevolezza al mio rapporto con il cibo.
Osservavo da tempo come, anche per me, il mangiare, un tema primario per l’essere umano (basti pensare a quanta animosità può suscitare), non era più solo un’attività volta a nutrire il corpo ma mi serviva anche per placare emozioni suscitate da miserie psicologiche mie o altrui e stati d’animo quali il senso di debolezza, il nervosismo, la frustrazione. L’atto automatico e compulsivo di compensare con il cibo veniva da una forte convinzione che fosse proprio quello mi serviva. E non c’è da meravigliarsi, visto che il cibo, attraverso il gusto e l’olfatto, provoca un’immediata, seppur temporanea, sensazione di piacere e di soddisfazione dei sensi. Inoltre, funziona anche da analgesico di fronte a situazioni che suscitano emozioni e stati d’animo spiacevoli, avendo una forte valenza affettiva: da quando veniamo al mondo colleghiamo l’atto del mangiare a sensazioni quali il calore umano, l’amore, la protezione, l’allegria, la convivialità, l’appartenenza.
Questi 5 giorni di semi-digiuno sono stati un percorso di crescita interiore e una vera e propria forma di meditazione. Il fatto di stare con la fame, quella vera e non quella solo mentale, mi ha permesso di ricreare una relazione intima con il mio corpo e di individuare meglio i miei automatismi e condizionamenti alimentari.
Il primo giorno l’ho passato familiarizzandomi con la dieta, i cibi permessi, come il calcolare delle percentuali di proteine e di grassi, la pesatura e le ricette da provare. Ho superato le prime sensazioni di fame bevendo molta acqua e sono andata a letto soddisfatta ed entusiasta dell’esperienza che avevo deciso di intraprendere.
Gli altri due giorni sono passati con una serenità e leggerezza sorprendenti. Dormivo tutta la notte con sogni tranquilli e mi risvegliavo la mattina con una buona energia per affrontare la giornata. E’ importante ricordare che chi è molto intossicato, digiunando, può stare anche un po’ male, provare nausea, mal di testa o notare un accentuarsi temporaneo di disturbi di cui si soffre già. Io non ho avuto particolari problemi, forse perché parto da abitudini alimentari buone: non fumo, non bevo, non assumo medicinali, sono vegetariana da 35 anni.
Dal quarto giorno è cambiato qualcosa: ho cominciato a sentire che il mio corpo era in “richiesta”, le cellule reclamavano e i sogni sono stati molto vividi e particolari. Durante la quarta giornata sono capitati momenti di nervosismo e ho osservato più attentamente come l’impulso a prendere cibo fosse lì, forte più che mai, anche se si dirigeva ad addentare solo una carota o una mela. Il quarto e il quinto giorno, un paio di volte, ho sentito il bisogno di stendermi, riposare, fare qualche bagno di sole. Ma ho affrontato tranquillamente le mie attività quotidiane.
E’ stato interessante costatare che durante questi 5 giorni ho dato maggior valore al cibo che mangiavo, ho apprezzato molto le ricette che preparavo, ho masticato molto più lentamente e ho anche avuto meno voglia di parlare mentre mangiavo. E’ stato speciale alzarsi la mattina e sapere che non sarei entrata nella solita routine; è stato come andare in ferie dai comportamenti alimentari di sempre. In realtà non ho sentito così tanto la mancanza dei cibi che non erano previsti nella dieta.
Una volta concluso il digiuno, la ripresa è stata un momento delicato perché ero consapevole del fatto che andava fatta in modo graduale. Sto scoprendo che questa esperienza ha portato a un grande cambiamento nel mio rapporto con il cibo e che mangiare non sarà più come prima: adesso c’è una consapevolezza diversa rispetto alla scelta dei cibi e alle motivazioni che mi portano a mangiarli. Anche rimettere in bocca cibi ai quali ricorrevo con finalità compensatorie, come il pane e la cioccolata, è stato un momento emozionante e adesso mangiarli si è trasformato in un vero e proprio rito.
Gli effetti straordinariamente positivi del digiuno sono tanti e inaspettati. A percorso ultimato mi sento proprio bene! A livello fisico, mi sento più leggera, pura, sciolta e vitale. A livello personale, ho più capacità di dare la giusta importanza al cibo in generale e sono più consapevole delle mie abitudini alimentari. Sento che ora ho più risorse per affrontare diversamente quei disturbi interiori che tenevo a bada con l’alimentazione. Inoltre, ho osservato un acuirsi di presenza sui ritmi giusti da darmi, su chi sono veramente e su cosa voglio davvero nella vita.
Il digiuno fa parte del futuro dell’umanità
In una società come la nostra caratterizzata da un’eccesiva offerta di cibo, da un incalzante martellamento sulla sua importanza (pubblicità, strategie di marketing, usi e costumi), da una dilagante ossessione con l’abilità di sublimarlo (programmi televisivi, corsi, libri e riviste di cucina) e di resistergli o di limitarne gli effetti deleteri (strategie dimagranti, farmaci, cure contro l’obesità), il nostro rapporto con il cibo è spesso profondamente distorto. Contemporaneamente, essendo ormai stato ampiamento dimostrato che l’alimentazione è strettamente collegata alla salute, c’è anche una grande fissa con la prevenzione delle malattie e dell’invecchiamento attraverso la nutrizione e una grande confusione su quello che si intende per “buone” abitudini alimentari ovvero cosa, quando, quanto e come mangiare. Basti considerare la quantità di diete, teorie, alimenti miracolosi, prodotti salvavita e nuovi regimi alimentari in circolazione. Inoltre, siamo tutti diversi ed è molto probabile che quello che va bene per una persona, magari per un particolare periodo della sua vita, non vada bene per un’altra. Forse, in tutto questo marasma, le soluzioni giuste e su misura per ognuno di noi si trovano ritornando alla semplicità e ricominciando ad ascoltare il proprio corpo e a fidarsi di se stessi.
In questo contesto, il digiuno, oltre a permettere al corpo di rigenerarsi e ripulirsi naturalmente e quindi prevenire molti disturbi fisici, offre un distacco temporaneo dalle abitudini alimentari e la possibilità di ritrovare un dialogo con il corpo e di riequilibrare il rapporto che abbiamo con il cibo. Per tutti questi motivi e perché la capacità di digiunare costituisce, da sempre, un fattore essenziale di un’umanità più consapevole, sono convinta che in futuro la pratica del digiuno avrà una grande diffusione.
Yoko
MP
1 commento
Rispondi a Il Gruppo SLURP | consapevolezzayoko Annulla risposta
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[…] e la DMD e una condivisione da parte di Yoko della sua esperienza, vi rimandiamo all’articolo “Il digiuno come pratica di consapevolezza”…….. pubblicato sul nostro […]