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SE LO YOGA E’ LA TUA PASSIONE TRASFORMALA IN ARTE, non farne una professione!
Il successo di cui sta godendo in questo periodo lo Yoga non va dato per scontato e la differenza in futuro la faranno gli insegnanti che sapranno trasmettere la profondità di questa antica “Scienza dell’anima”, come a me piace definirla.
Per questo c’è bisogno di istruttori che mettano devozione nel loro insegnamento. Sì, oso utilizzare questa parola: devozione. Perché non farne una “professione”? Perché insegnare Yoga è piuttosto un’Arte.
Quali motivazioni e aspettative muovono le persone a voler insegnare proprio lo Yoga?
La domanda è molto importante e deve sorgere in chiunque lavori con la consapevolezza umana.
Ci sono aspetti tecnici e competenze specifiche che ovviamente non devono essere date per scontate… ma queste non basteranno a formare un bravo insegnante.
L’insegnamento dello Yoga ha a che fare con gli aspetti più sottili della vita di noi umani e per questo non può essere considerato una materia qualsiasi. Certo, l’istruttore di Yoga non dovrà essere speciale né perfetto né carismatico a tutti i costi e nemmeno forgiare un corpo tatuato, magro e bellissimo!
Il punto è proprio questo: si tratta di una ricerca a cavallo tra l’antico (così antico che si perde nella notte dei tempi) e il nostro mondo digitale, caratterizzato anche dai corsi on-line. Sono convinta che sia necessario uscire da qualsiasi modello ideale: nessun “dover essere”! Ma con lo Yoga trattiamo di una materia dove la figura del Gurù, del Maestro, è una figura imprescindibile nella trasmissione dello Yoga.
Una volta che si sceglie una Scuola e una guida per lo Yoga non è sbagliato utilizzare anche un’app. La tecnologia è davvero uno strumento straordinario ma non può sostituire la trasmissione diretta.
Insegnare Yoga è un atto di generosità e responsabilità nel quale l’amore per ciò che si fa e per gli altri è determinante. E’ un mettersi a disposizione prima che un lavoro. Non è da considerare una professione come un’altra: a me piace considerarlo un servizio e un’occasione per condividere un percorso di ricerca. Gli allievi non vanno considerati dei semplici clienti che devono contribuire alla sopravvivenza e alle tante esigenze della vita.
Il maestro o la maestra di Yoga ha quindi da avere delle qualità per cui riesce ad ispirare, a suggerire, a stimolare, a spingere l’allievo verso la ricerca del personale e unico cammino di ciascuno.
Per questo affermo: se ami lo Yoga non farne una professione!
Si tratta di una riflessione importante da fare nel momento in cui si cercherà di divulgare lo Yoga.
La parola “servizio” è una parola che viene da una tradizione antica e che nasconde dentro di sé un messaggio profondo: siccome hai ricevuto dei doni, quello che ti renderà profondamente felice sarà il fatto di condividerli con gli altri. Ci si dovrà mettere perciò a servizio non di “clienti” ma di una piccola comunità in cui condivisione, empatia e coinvolgimento diventano la conseguenza di avere a che fare con la consapevolezza della condizione umana.
Vivere lo yoga come un’arte è fare della pratica una gioia e una scoperta continua.
Nel fare ciò che amiamo ci arricchiamo e nel trasmettere ciò agli altri la ricchezza interiore si espande: questo è un principio che insegno alla Scuola di Formazione per Insegnanti di Yoga del Centro Yoga Yoko.
In questo senso uso la parola “devozione”, perché essa implica il verbo “amare”. Se ami lo Yoga cosa ci puoi fare? Durante la tua lezione perciò crei l’atmosfera, come un fiore che si apre e diffonde la sua fragranza tutto intorno: quella fragranza continuerà ad espandersi anche dopo la fine della pratica e coloro che saranno ricettivi la porteranno con sé, da qualsiasi parte, come un dono prezioso.
Quando guardi all’allievo come un semplice cliente lo riduci ad oggetto, quando lo guardi con amore allora ha una sua individualità e unicità.
Per me condurre una lezione di Yoga non è mai stato un lavoro ma un splendido pretesto per meditare.
Ho iniziato a praticare questa antica disciplina a 18 anni: fortunatamente è nata come una passione giovanile… ed è stato allora che ho letto per la prima volta la Bhagavad Gita!
Ho poi insegnato per più di quindici anni senza aspettativa di risultato a nessun livello, nemmeno economico. Gli introiti andavano all’associazione per cui insegnavo. Ha rappresentato un periodo importante di formazione che mi ha permesso di portare alla luce i miei talenti.
La naturale conseguenza dell’esperienza di anni è ciò che porta ad insegnare, cioè mettere a disposizione o, meglio ancora, a servizio, la propria passione e la propria conoscenza a beneficio di tante persone.
Fare l’insegnante di Yoga richiede tempo, pazienza, tanto lavoro e ricerca. A mio modesto parere per formarsi in modo serio occorrono circa dieci anni. La tradizione Yoga ha mille sfaccettature che non sempre si riescono a cogliere appieno: la loro conoscenza richiede il giusto tempo e impegno.
Mi capita oggi di vedere che è proprio la ricerca di una nuova professione l’obiettivo principale per cui qualcuno si iscrive ad un corso di Yoga… di fatto, inevitabilmente, durante gli anni di studio ci si renderà poi presto conto che lo Yoga è un vero e proprio percorso di crescita personale, di arricchimento, di conoscenza e di scoperta di sé.
Una cosa è studiare Yoga per puro piacere, un’altra cosa è insegnare… questa seconda scelta richiede, oltre ad alcune competenze specifiche, una capacità di organizzazione specifica e una capacità di comunicazione basata innanzitutto sulla sensibilità e l’empatia.
Lo Yoga è una materia vasta per cui è necessario un arricchimento anche culturale: è importante avere non solo un cuore aperto ma anche una mente aperta!
Alcuni punti importanti di formazione sono a mio avviso:
– la trasmissione dell’importanza per il rispetto dei bisogni e dei limiti fisici degli allievi in connessione con una conoscenza adeguata di anatomia e fisiologia;
– lo sviluppo di un percorso personale e culturale che consenta di comunicare i principi essenziali inerenti alla via dello Yoga;
– la conoscenza basilare delle diverse vie tradizionali dello Yoga;
– lo sviluppo, attraverso un congruo numero di ore, di un vissuto nella pratica che consenta una conoscenza compiuta, esperienziale;
– l’approfondimento di almeno un testo di riferimento tra i principali esistenti: Yoga Sutra, Bhagavad Gita, Hatha Yoga Pradipika, Sìva Samhita, come supporto alla pratica e quale collegamento alla tradizione.
– l’apprendimento degli elementi basilari di buona comunicazione;
– l’assimilazione dei fondamenti di deontologia ed etica professionale.
Credo che in questo momento sia necessario tutelare la professionalità e la qualità dell’insegnamento dello Yoga per evitare una deriva altrimenti inevitabile.
Come prevenirla? E’ una bella domanda, dato che è una “professione” non regolamentata.
Namastè
Lorena Trabucco Yoko
Presidente Centro Yoga Yoko Asd – Responsabile della Scuola di Formazione per Insegnanti di Yoga
2 commenti
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Bellissima riflessione Yoko! Trasmette il tuo essere
Grazie mille Vanessa!
Namastè