Questo sito Web utilizza i cookie in modo che possiamo fornirti la migliore esperienza utente possibile. Le informazioni sui cookie sono memorizzate nel tuo browser ed eseguono funzioni come riconoscerti quando ritorni sul nostro sito Web e aiutare il nostro team a capire quali sezioni del sito Web trovi più interessanti e utili. qui la nostra privacy policy
Blog
PRATICA YOGA: il dolore ci guida?
- 26 Aprile 2024
- Pubblicato da: Admin
- Categoria: Uncategorized
Lo Yoga è uno strumento meraviglioso, ma se utilizzato in modo improprio può causare danni; come ogni attività fisica porta con sé dei rischi soprattutto se praticato senza le
dovute conoscenze e cautele. Se l’approccio è corretto, invece, i rischi sono davvero minimi.
È necessario tener conto che certi tipi di Yoga, compreso quelli ad alte temperature, e altri stili fisici molto in voga, possono portare a uno stretching aggressivo che forza eccessivamente tendini, articolazioni e provoca schiacciamenti. Ogni periodo storico è caratterizzato da mode ed esagerazioni, pertanto è necessario stare in guardia rispetto a ciò che viene proposto nei siti web, nelle raffigurazioni di copertina di alcuni libri e giornali di settore dove si vedono posizioni che richiedono una flessibilità da contorsionisti o una forza muscolare che è possibile trovare solo in chi ha una notevole preparazione atletica.
È quindi doveroso segnalare che queste performance non indicano un punto di arrivo nello Yoga, connotata come una disciplina dell’anima prima che del corpo
ASANA SICURE
Per essere certi di non creare danni
muscolari o nelle articolazioni è necessario seguire dei semplici suggerimenti.
• Essere consapevoli dei propri limiti.
Non cerchiamo di emulare una posa, ma rimaniamo in ascolto del corpo e del respiro. Gli incidenti accadono soprattutto a coloro che si lasciano affascinare dalla performance andando oltre i propri limiti. La non-violenza, Ahiṃsā, dello Yama si riferisce anche alla pratica fisica.
• Non tutti gli asana sono per tutti.
Molte posizioni Yoga vanno evitate quando esistono problematiche fisiche (ad esempio il mal di schiena), altre invece, per la stessa ragione, sono raccomandate. Asana e tecniche di prāṇāyāma possono presentare alti margini di rischi, quindi, l’attenzione al disagio non deve mai mancare. Come spesso si verifica anche in altre discipline, alcuni infortuni accadono
proprio agli esperti perché abbassano il livello di guardia.
• Rivolgersi e imparare da un insegnante
esperto.
Lo Yoga è per tutti: un bravo insegnante sa offrire alternative e indicare le posizioni adatte alla struttura fisica individuale e al momento di vita che si sta attraversando.
Lo Yoga può essere praticato in presenza di disagi fisici, purché sia personalizzato. Allo stesso tempo è necessario che l’allievo sia onesto con l’insegnante informandolo delle sue condizioni generali (le patologie in corso, se fa uso di farmaci o droghe, operazioni subite, ecc.). La relazione maestro/allievo è fondamentale.
• Ascoltare il dolore.
È importante distinguere il dolore che nasce dal trattenere (o dalle resistenze) da quello che ci invita a fermarci o che sottolinea un errore. Quando percepiamo dolore all’interno delle strutture articolari, fermiamoci (esistono eccezioni, ma per distinguerle si deve essere professionalmente preparati). Non è consigliabile stirare le articolazioni; la loro funzione è quella di “tenere insieme”, quindi occorre non destabilizzare quello che è anatomicamente dovrebbe rimanere stabile.
Per chi ha un corpo flessibile gli asana non sono un problema, ma le sfide che lo Yoga offre sono altre. Quando si sviluppa la consapevolezza corporea si impara a distinguere la differenza tra tensione e rigidità. È un processo continuo perché il nostro corpo cambia in continuazione.
IL VERO OBIETTIVO
Se nello Yoga eliminiamo la competitività e ci asteniamo dal voler raggiungere a tutti costi una posa acrobatica eviteremo di forzare. Il nostro corpo è il frutto di milioni di anni di evoluzione. Rispettare i limiti che ci segnala è un segno di saggezza. Similarità e differenze emergono sempre quando si pratica in gruppo, ma è sbagliato pensare che abbiamo
qualche problema se non si riusciamo in qualche esercizio. Di pari passo, chi è molto flessibile e non ha problemi fisici dovrebbe cominciare a chiedersi quando fermarsi.
L’eccesiva flessibilità, infatti, può portare all’instabilità. Come linea guida dovremmo adottare questo motto:
«Il punto di una buona pratica si raggiunge quando c’è tensione senza rigidità e quando c’è flessibilità senza instabilità».
È necessario mantenere la consapevolezza di ciò che possiamo migliorare e ciò che dobbiamo accettare, senza dimenticare di rilassarci e divertirci.
C’è più saggezza nel tuo corpo che nella
tua più profonda filosofia
Friedrich Wilhelm Nietzsche
A cura di Lorana Trabucco Yoko
Lascia un commento Annulla risposta
Devi essere connesso per inviare un commento.