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IL PRATYAHARA NELLO YOGA TANTRICO
La vita materiale- fisica e sensuale compromette o pone delle basi all’esperienza spirituale?
Nello Yoga tantrico il Pratyahara, il ritiro dei sensi, uno dei passi importanti dell’esperienza dello Yoga, assume un aspetto diverso da quello che si trova nello Yoga classico e nel Samkhya, dove, come in molte altre vie ascetiche e religiose, si osserva una contrapposizione dualistica tra i sensi fisici e l’esperienza spirituale. In queste vie si indica il controllo dei sensi e si ammonisce severamente contro i piaceri della vita in questo corpo fisico.
Nel Tantra Yoga non è così. Nello yoga tantrico non dobbiamo “vincere” nessuna tentazione né condannare nessun attaccamento. C’è di meglio che si può fare anziché lottare contro il fenomeno naturale della piacevolezza delle esperienze sensoriali.
Nel Tantra questo pericolo rappresentato dai sensi non si ravvede, come mai? E invece?
Si utilizzano le stesse esperienze fisiche-sensuali che apparentemente potrebbero portare a cadere o degradare come ponte all’esperienza più sottile e spirituale.
È solo questione di scelta, di scelta consapevole.
Questa è la particolarità del Tantra. Non ci chiede di negare i nostri piaceri o le nostre debolezze ma ci fornisce un modo altro di farne esperienza a favore delle esperienze umane più belle possibili. Come? Con indicazioni come questa a proposito di Pratyahara:
“Trarre la mente nel cuore. C’è la ritrazione della mente che va verso gli oggetti esterni; essa viene tratta all’interno dello spazio del cuore. Stabilendo la mente in quel luogo, questo processo è definito “trarre all’interno”. E poiché viene tratta in quel luogo, la mente diviene stabile e diviene un oggetto di concentrazione adatto per lo yoga.”
Parakhyatantra
In una pratica Yoga in cui si espande il respiro, in cui si fa spazio in presenza a qualsiasi cosa accada dentro e fuori di noi, in cui si percepisce il corpo dall’interno, in accettazione di ogni piccola grande sensazione o emozione ci attraversi, questo tipo di pratica permette il manifestarsi di una sensualità straripante. Questa espansione di energia e sensibilità fa affiorare i tanti aspetti interiori che non sono mai stati messi in gioco, ciò che non si è mai espresso, facendo sperimentare l’integrità naturale della nostra esperienza umana, un senso di appagamento e totalità.
E quando questo accade è una vera e propria benedizione. Bisogna lasciar che accada, senza spaventarsi, e invece diventare sempre più curiosi di ciò che emerge da dentro, soprattutto non lasciare che gli antichi condizionamenti e divieti interferiscano.
L’unica scelta ha da essere quella di creare spazio e presenza dentro al cuore a quel che ci accade, allora l’energia naturalmente si espande: si diventa più sensuali e più sensibili, allora “la spiritualità” è più a portata di mano, non il contrario.
E lo testimoniano le narrazioni di mistici e poeti di tutti tempi e tutti i luoghi.
Che mondo è questo mondo dove essere sensibili appare una debolezza ed essere insensibili appare una forza?
Quando si è sensibili e sensuali si apre la possibilità di un nuovo stato di coscienza, si apre la possibilità di sperimentare lo Yoga, l’Unione, e questo è il solo modo per conoscere la pienezza della vita, che ci è perlopiù misteriosa. Questo è il modo che ci è dato di esplorare il “non so” senza paura, perché il mistero è molto più grande di quello che già si sa.
La sensualità indica che si è pronti a vibrare con l’energia della fonte stessa della vita e la pratica di Tantra Yoga diventa un momento di risveglio.
È il risveglio di un diverso stato percettivo e di consapevolezza per cui se hai la fortuna di ascoltare un uccello che canta quel canto echeggia nelle profondità del tuo cuore. Se hai la grazia di soffermarti ad osservare una bellissima rosa che sboccia, anche tu sbocci con essa, e se ne annusi il suo profumo ti espandi con esso in tutte le direzioni.
Se ti capita l’occasione di uscire nella notte ad ammirare le stelle vivi l’infinito dentro di te e se la notte è buia, ti immergi nel fitto silenzio dell’oscurità… e vinci la paura del buio.
Osservando un corso d’acqua, una persona sensibile e sensuale lascia andare ogni cosa fluendo e diventando quello scorrere. E se ha la fortuna di qualche tempo in più, si mette in ascolto del dolce gorgoglio del canto dell’acqua che scorre e ascolta il centro di quel dolce suono. E quando arriva il vento e il temporale che spezza i rami e le foglie degli alberi… non si sente separata né dal furore del temporale né dall’albero spezzato e ne sente tutta l’energia, il dolore e la dissoluzione.
Di seguito alcuni versi liberamente tratti dal Vigyana Bhairava Tantra:
“Benedetta, come i sensi sono assorbiti nel cuore, raggiungi il centro del loto.”
“Oggetti e desideri esistono in me come negli altri. Così accettando, lascia che siano trasformati.”
“Prima del desiderio e prima di conoscere, come posso dire io sono? Considera. Dissolviti nella bellezza.”
“Dolce di cuore, medita sul conoscere e sul non conoscere, esistere e non esistere. Poi lascia entrambi a lato di ciò che puoi essere.”
Il Pratyahara si realizza nella pratica tantrica nel percepire tutto dal cuore, in accettazione, mettendo da parte la testa, con la sua logica, i ragionamenti e i giudizi. Spiritualmente parlando significa vivere senza ego: senza nessun ruolo o titolo, nessuna maschera, nessuna protezione… significa essere nudi, parte della natura e natura stessa nella sua totalità.
“…Nell’estasi scompari. Riesci a esistere come entità separata solo nel dolore; nella beatitudine ti smarrisci… come una goccia che svanisce nell’oceano. Hai paura di perdere te stesso, quindi hai scelto l’angoscia. È questa a creare l’ego: più soffri, più hai la sensazione di esistere; la sofferenza ti dà una definizione, ti dà la sensazione di essere separato dall’esistenza.
Osho
“L’estasi è un linguaggio che gli uomini hanno completamente dimenticato. La società è contro l’estasi, perché ha un enorme interesse a mantenere gli uomini nello stato in cui si trovano. L’estasi è libertà. Un uomo estatico può essere solo libero. Non può essere ridotto a uno schiavo. Vuole danzare sotto il cielo stellato, lasciarsi portare dai venti, avere colloqui con il sole e la luna.Ha bisogno di spazio, di infinità, dell’immensità del Tutto.”
A cura di Lorena Trabucco Yoko
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