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COSTELLAZIONI FAMILIARI: AMORE E LIBERTÀ
- 16 Novembre 2018
- Pubblicato da: admin
- Categoria: amore Costellazioni familiari Felicità Qualità del cuore Uncategorized Yoko

Sta girando da qualche tempo sul web, in diverse versioni, un testo chiamato “Antica Benedizione”. Non sono riuscita a verificarne l’autenticità e mi sono soprattutto soffermata sul bellissimo movimento interiore che la semplice lettura del brano mi ha suscitato.
Il testo è profondo e descrive il processo che si attraversa partecipando ad una Costellazione Familiare e, per quel che riguarda la mia esperienza, posso dire che sicuramente ne prepara il terreno affinché, nel caso tu decida di sperimentarle, ne possa ottenere i migliori risultati.
Prima di proseguire mi soffermerei sul significato della parola “Benedizione”. Benedire significa letteralmente “dire bene”. Ed è questo il ruolo semplice di ogni Benedizione: è un atto che aiuta la mente a focalizzarsi in modo positivo, estrapolando il beneficio intrinseco, e spesso nascosto, in ogni situazione e persona. È un dire che incrementa l’aspetto luminoso di ogni esperienza. Il ruolo profondo della Benedizione è quello di liberare dalle esperienze dolorose. Da un lato ne risulta un benessere immediato e dall’altro, contemporaneamente, si crea lo spazio affinché il meglio possa accadere. È un antico rituale che riprospetta interiormente gli eventi negativi, sciogliendone la memoria dolorosa.
Nelle Costellazioni Familiari, in modo molto naturale e profondo, si tratta di come si può raggiungere la libertà emotiva. E senza libertà non ci può essere vera realizzazione spirituale. Le Costellazioni Familiari sono un metodo sistemico che ci indica la via per liberarci dai condizionamenti che potrebbero tenerci piccoli e prigionieri dell’infelicità. Nella vita di tutti i giorni, ci sono abitudini, situazioni, scelte e stati d’animo che ci fanno crescere e ci rafforzano, altri che ci indeboliscono e ci fanno soffrire. Si tratta di un agire con scelte che facciamo spesso inconsapevolmente e che si intrecciano al vissuto dei nostri antenati, genitori e nonni, di fratelli, del proprio compagno o compagna, di figli, insomma delle tante persone importanti per noi e a cui siamo legati dagli ordini dell’amore, come li chiama magistralmente Bert Hellinger.
Questo piccolo testo è un invito alla libertà che, per poter veramente essere raggiunta, è prima necessario svincolare da responsabilità e aspettative su noi stessi e sui nostri cari: solo così possiamo regalarci e regalare quel senso di pace interiore e amorevolezza che tanto andiamo cercando e che si prova nel non essere costretti a comportarsi in un determinato modo per non soffrire.
Ecco il testo:
“Ho liberato i miei genitori dalla sensazione di avere fallito con me.
Ho liberato i miei figli dal bisogno di portare orgoglio per me; che possano scrivere e percorrere le loro proprie vie secondo i loro cuori, che sussurrano tutto il tempo alle loro orecchie.
Ho liberato il mio uomo dall’obbligo di completarlo, di completarmi. Non mi manca niente, imparo per tutto il tempo, insieme a tutti gli esseri. Mi piacciano o non mi piacciano.
Ringrazio i miei nonni e antenati che si sono riuniti affinché oggi io respiri la Vita.
Li libero dai fallimenti del passato e dai desideri che non hanno portato a compimento, consapevole che hanno fatto del loro meglio per risolvere le loro situazioni all’interno della coscienza di quell’istante. Li onoro, li amo e li riconosco innocenti.
Io mi denudo davanti a tutti gli occhi, che sanno che non nascondo né devo nulla oltre ad essere fedele a me stessa e alla mia stessa esistenza, e che camminando con la saggezza del cuore, sono consapevole che il mio unico dovere è perseguire il mio progetto di vita, libera da legami familiari invisibili e visibili che possono turbare la mia pace e felicità. Queste sono le mie uniche responsabilità.
Rinuncio al ruolo di Salvatrice, di essere colei che unisce o soddisfa le aspettative degli altri.
Imparando attraverso, e soltanto attraverso l’amore, benedico la mia essenza e il mio modo di esprimerla, anche se qualcuno potrebbe non capirmi.
Capisco me stessa, perché solo io ho vissuto e sperimentato la mia storia; perché mi conosco, so chi sono, quello che sento, quello che faccio e perché lo faccio.
Mi rispetto e approvo.
Io onoro la divinità in me e in te… siamo liberi.”
Antica Benedizione dedicata alla Dea IxChel e tradotta dalla lingua Nahuatl parlata, a partire dal VII sec., nella Regione Centrale del Messico.
Lorena Trabucco Yoko – Doctorat en Costellations Familiales et Sistemiques presso Universite Europeennee Jean Monnet Aisb Bruxelles
1 commento
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Bellissimo e vero…Grazie Yoko!!