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AMRITA, il Nettare dell’Immortalità
- 16 Ottobre 2021
- Pubblicato da: Admin
- Categoria: amore condivisione Felicità Meditazione Mindfulness Semplicemente Essere Yoga Yoko
Longevità e salute
Aspirare ad una lunga vita in un corpo sano, aspirare a una morte senza dolore e malattia non è forse un obiettivo yogico?
Si legge nell’Hathayoga Pradîpikâ
“Qualsiasi fluido scorra dalla Luna dal divino aspetto, tutto questo viene divorato dal Sole: per questo motivo il corpo invecchia.”
“Esiste un eccelso sistema che inganna la bocca del Sole: esso non può essere appreso neppure da milioni di testi sacri, ma solo dall’insegnamento del maestro.”
“Per colui che ha l’ombelico in posizione superiore e il palato in quella inferiore, il Sole è in alto e la Luna in basso: questa, chiamata posizione inversa (viparîta-karani), è appresa grazie all’insegnamento di un maestro.”
“Poi, giorno per giorno, lo pratichi per una frazione di tempo in più: dopo sei mesi, le rughe e i capelli bianchi sono scomparsi; chi poi lo esegue per tre ore ogni giorno, vince la morte.”
Cap. III
Nella tradizione yogica, l’uomo viene immaginato come un microcosmo, nel cui corpo il macrocosmo viene riprodotto. In questo caso si fa uso della simbologia del Sole (Ha) e della Luna (Tha) per indicare un obiettivo essenziale: unire la dualità, gli opposti. Il testo antico indica come nel momento in cui tale unione si realizza si vince la morte.
Da un punto di vista simbolico, la luna è posta sul capo dell’essere umano. Da essa gocciola il fluido, l’amrita o nettare dell’immortalità. L’amrita (in sanscrito «immortale») nella mitologia induista è l’acqua della vita eterna, etimologicamente assimilabile all’ambrosia del mondo greco e romano. Si tratta di quel potenziale vitale che lo yogin cerca di preservare con le sue pratiche.
L’unione della Luna e del Sole si realizza efficacemente nelle posizioni capovolte, in quanto l’amrita non può più defluire verso il centro dell’ombelico e, di conseguenza, rimane del tutto preservato. In questo modo la Luna (il femminile, il sonno, il riposo, la meditazione) mantiene intatta la sua funzione di preservazione e rigenerazione. Il Sole (il maschile, l’azione, la volontà, la consapevolezza, il desiderio), a sua volta, si trova costretto ad attingere ad altro, cioè alle scorie metaboliche, accelerando così i processi di eliminazione nel corpo. In questo modo, il Sole può adempiere al suo ruolo di purificazione e vivificazione e si unisce alla Luna nel creare le condizioni necessarie per vincere la morte.
Non si tratta quindi solo di una postura fisica, viparita-karani, peraltro facile da assumere: per questo il testo ribadisce che essa si può apprendere solo grazie all’insegnamento del Guru, del maestro. È necessario considerare l’inversione anche delle abitudini, dei condizionamenti, dei luoghi comuni, come una ricerca dell’Eterno attraverso il corpo fisico.
La metafora invita a fare in modo che il Sole (Ha), la luce della consapevolezza, bruci e trasformi la negatività e l’oscurità che sono parte della vita. La pratica Yoga ha da portare in contatto con la realtà per quella che è: non si tratta di creare una realtà illusoria ma di accedere alla realtà che è attualmente accessibile, nel momento presente.
L’indicazione è di valore inestimabile: è quella di rovesciare consapevolmente gli stati interiori negativi e le azioni che ne conseguono. Si tratta di un metodo per cui si può trasformare ogni negatività, nel momento presente, qui e ora, ribaltando ogni situazione negativa in un’esperienza evolutiva e positiva.
L’insegnamento è racchiuso anche nel bellissimo mito induista dove si parla di amrita, il nettare dell’immortalità. Un mito nel quale gli Dèi, quando non erano ancora immortali, si trovarono sfiniti dalla lotta con gli asura, i demoni. Per vincere hanno dovuto rinunciare alla consueta lotta e chiedere loro aiuto. È così che, grazie agli asura, riuscirono a produrre amrita, la bevanda preziosa, per poi conquistarla e preservarla a loro favore, rendendosi immortali.
Anche questo mito indica un percorso ancor oggi praticato da natha e siddha: mettersi “al contrario” “al rovescio” perché comporta assumere un rovesciamento di tutte le normali tendenze fisiologiche e psicologiche ribaltandole dall’esterno all’interno e dal basso verso l’alto. È unire gli opposti. Abbracciare l’ombra, l’oscurità come opportunità e procedere verso l’integrità e l’integrazione piuttosto che la separazione.
Da un lato i miti e i testi antichi dall’altro i tanti studi scientifici di cui potete trovare sotto alcuni riferimenti che confermano come questa disciplina millenaria può agire sulle nostre cellule e garantire loro una maggior longevità.
La pratica yoga infatti agisce sui telomeri tenendoli allungati.
Se si abbassano lo stress e le tensioni psico-fisiche, il corpo riattiva le sue risorse, si rigenera, attiva enzimi fondamentali come la telomerasi per aumentare la lunghezza dei telomeri, che proteggono il DNA e la cui lunghezza determina l’età biologica dell’organismo.
Il vantaggio è che lo Yoga incide positivamente anche sullo stile di vita: l’invecchiamento è infatti un processo multifattoriale che include le scelte alimentari, una buona respirazione, la scelta di nutrire emozioni e pensieri positivi…
In sintesi, questi studi incoraggianti suggeriscono che lo Yoga può essere una strategia praticabile per mantenere la salute sia fisica che cognitiva fino ad un’età avanzata.
Aspirare ad una lunga vita in un corpo sano, aspirare a una morte senza dolore e malattia non è forse un obiettivo yogico?
Superare la pigrizia e stendere il tappetino, in effetti, allunga la vita!
Fonti:
– AIIMS, Oxidative Medicine and Cellular Longevity, 2017(4):1-9 DOI:10.1155/2017/7928981.
– Rivista Frontiers in Human Neuroscience, article PMC4428135, 2015.
– Brown and Gerbarg, Annals of the New York Academy of Sciences. 2009, 1172:54-62. doi: 10.1111/j.1749-6632.2009.04394.x.
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